La rabbia, una zoonosi molto pericolosa

Se pensate che l’espressione “cane rabbioso” sia usata solo per indicare una persona irascibile vi sbagliate, la rabbia è una vera e propria malattia infettiva che colpisce moltissimi animali a sangue caldo e che può essere trasferita all’uomo.

L’agente microbico responsabile di questa malattia, è il virus della rabbia, appartenente alla famiglia dei Rhabdovirus la cui esistenza è testimoniata già 2000 anni prima di Cristo in tutto il mondo.

L’animale serbatoio è solitamente il pipistrello in cui questo virus vive normalmente e si moltiplica, talvolta senza provocare la malattia e le manifestazioni cliniche connesse; un ospite di questo tipo rappresenta una temibile fonte di infezione per gli altri animali. In Europa, l’infezione umana è mediata soprattutto da cani nelle città e da volpi, lupi ed altri canidi nelle zone boschive.

Il Rhabdovirus possiede un genoma formato da RNA a singolo filamento con polarità negativa, in quanto per essere tradotto in proteine, si deve generare prima un filamento complementare di mRNA a polarità positiva. Morfologicamente è dotato di pericapside a forma di proiettile, caratteristica che lo rende riconoscibile nell’identificazione al microscopio elettronico. Sono tipiche nelle cellule, le inclusioni intracitoplasmatiche dette “corpi del Negri” rappresentate da virioni ammassati all’interno del citoplasma.

Tipica forma del virus a "proiettile"
Tipica forma del virus a “proiettile”

Fasi della malattia, nell’uomo e nell’animale

1) Fase prodromica
Questo virus ha un elevato tropismo per le cellule muscolari e neuronali in quanto utilizza proprio alcuni recettori presenti su di esse per entrare e instaurare l’infezione. Il contagio avviene tramite la saliva dell’animale infetto che penetra nell’organismo in seguito a morsi e ferite; la prima infezione si instaura quindi a livello delle fibre muscolari, dove il virus si adatta e comincia a replicarsi. I sintomi sono: febbre, cefalea, mialgia ed una frequente parestesia nella sede del morso.

2) Fase di latenza
Dopo essersi adattato e replicato, migra nelle fibre nervose dove cerca di risalire fino al sistema nervoso centrale, anche in maniera antidromica, ossia “controcorrente”; più il morso è vicino al cervello e quindi al sistema nervoso centrale e più il decorso sarà rapidamente funesto, infatti il virus riesce a percorrere 5-6 cm al giorno. I sintomi sono: l’idrofobia ed un laringospasmo doloroso in seguito al tentativo di far bere il paziente (negli animali tale sintomo non si verifica).

3) Fase terminale
Invaso totalmente il sistema nervoso centrale, il virus ripercorre gli assoni e si distribuisce in tutto il corpo, comprese le ghiandole salivari, luogo da cui il virus contagerà altri animali in seguito ad un morso. I sintomi sono di due tipi: forma furiosa e forma paralitica che prevedono aggressività, irascibilità, perdita di senso dell’orientamento, allucinazioni, iperestesia, meningismo, lacrimazione, aumento della salivazione, priapismo, eiaculazione spontanea, paralisi delle corde vocali e idrofobia nel primo caso, mentre paralisi nel secondo caso.

Diffusione della rabbia nel mondo
Diffusione della rabbia nel mondo

Diagnosi

La diagnosi iniziale può essere fatta tramite i sintomi clinici: modificazione del comportamento, l’animale selvatico perde la naturale diffidenza verso l’uomo, difficoltà nella deambulazione, aggressività, paralisi, morte. La diagnosi di conferma viene fatta tramite: immunofluorescenza diretta (FAT), isolamento su colture cellulari (CCIT), prova biologica nel topino (MIT), RT-PCR e sequenziamento oltre a test sierologici.

Trattamento e prevenzione

Louis Pasteur dopo studi di immunizzazione su animali da allevamento, riusci a creare un vaccino antirabbico che può essere somministrato prima di un’infezione, a scopo profilattico, o dopo il contatto con il virus a scopo terapeutico; la modalità di somministrazione è la seguente: una dose ai giorni 1, 3, 7, 14, 28, 90 dal morso.

Nei casi in cui l’intervento deve essere tempestivo, come nel caso del morso vicino al sistema nervoso centrale, si utilizzano sieri immuni composti da γ-globuline prelevate da pazienti già vaccinati. È importante intervenire subito prima che il sistema nervoso venga compromesso, infatti un ritardo nell’intervenire significa una morte certa. Ad oggi non esiste una cura per la forma terminale, anche se alcuni scienziati stanno portando avanti dei protocolli che prevedono l’isolamento tramite coma del sistema nervoso centrale, in modo che l’organismo abbia il tempo di preparare il proprio sistema immunitario a combattere l’infezione.

State lontani da cani e da altri animali randagi con comportamenti strani; nel caso si verificasse un morso nei vostri confronti o nei confronti del vostro cane, non aspettate a recarvi al primo pronto soccorso nella zona.

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